martedì 6 agosto 2013

Una poesia di Andrés Neuman / Un poema de Andrés Neuman traducido al italiano

Di Andrés Neuman in italiano sono stati pubblicati da Ponte alle Grazie tre libri: Il viaggiatore del secolo (che ho molto amato), Una volta l'Argentina, e Parlare da soli (così moderno, poco convenzionale).
Andrés è narratore e poeta.
Qui sotto una poesia che, come dice lui stesso, suele gustar en español.
La propongo nella mia versione italiana e in originale.

PAROLE PER UNA FIGLIA CHE NON HO
Andrés Neuman

Socchiuderò i tuoi occhi se prometti di sognarmi.
Capiscimi, non è facile vegliare su qualcuno sempre:
a volte ho bisogno di saperti spaventata.
Quando saprai parlare, dammi il mio nome;
dicendomi papà avrai fatto abbastanza.
D’inverno non coprire in modo esagerato,
quel corpo principesco, più utile e più nobile
è fare l’abitudine a resistere.
Accetta caramelle dagli sconosciuti
(non siamo al mondo per tirarci indietro)
ma manda a mente questo appena puoi:
più ricorrente è l’amaro, che ti ignorino,
e non le caramelle.
Ti insegnerò a leggere fuori dai banchi,
e giunta l’ora voglio che tu scriva «mare»
sul pavimento blu del corridoio.
Quando infine traverserai la via da sola
saprai che il rischio e la velocità
saranno gli eterni compagni dei tuoi giorni.
Non credere che in cuor mio non sia un ottimista:
altrimenti tu non saresti lì
a badare che badi a te come ti spetta.
Come vedi, non mi fido
di chi non venera la meraviglia
di essere qui, adesso.
La gioia c’è, però fa male;
la devi conquistare.
E quando la proverai, avrai paura.
Traduzione di Silvia Sichel


PALABRAS A UNA HIJA QUE NO TENGO
Andrés Neuman
Entornaré tus ojos si prometes soñarme.
Compréndeme, no es fácil velar por alguien siempre:
a veces necesito saber que tienes miedo.
Cuando sepas hablar, dame mi nombre;
diciéndome papá habrás hecho bastante.
En invierno no abrigues demasiado
tu cuerpo de princesa, más útil y más noble
es irse acostumbrando a resistir.
Acepta golosinas de los desconocidos
(no está el mundo como para negarse)
pero apréndete esto en cuanto puedas:
más frecuente es lo amargo, que te ignoren,
y no los caramelos.
Te enseñaré a leer fuera del aula
y llegada la hora quiero que escribas «mar»
sobre los azulejos del pasillo.
Cuando cruces por fin la calle sola
sabrás que el riesgo y la velocidad
perseguirán tus días para siempre.
No creas que en el fondo no soy un optimista:
de lo contrario tú no estarías ahí
cuidando que te cuide como debo.
Como ves, desconfío
de quienes no veneran el asombro
de estar aquí, ahora.
Existe la alegría, pero duele;
tendrás que conseguirla.
Y cuando la consigas tendrás miedo.

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